Canada navigazione sul fiordo di Saguenay

CANADA FIORDO DEL SAGUENAY PER VELA E MOTORE pubblicato 10/2008 Il profumo di resina impregna l'aria frizzante di inizio estate. Foreste verde smeraldo rivestono a pedita d'occhio le dolci pendici di millenarie montgne ora erose dal ghiaccio e dal vento, che costituiscono la più antica catena montuosa del nostro pianeta. L'oceano Atlantico con i suoi umori è lontano, le accoglienti isole tropicali si sono perse a poppa da tempo ormai. I pellicani dal becco lungo sono stati sostituiti da neri corvi gracchianti. Le Sule con le loro acrobazie aeree non ci accompagnano più, mentre le imponenti aquile dal collo bianco hanno preso il loro posto nel cielo. Un cielo alto, blu e abbagliante. Siamo nel Quebec, in Canada, la terra che confina con il Circolo polare Artico. Il Paese che non a caso ha posto al centro della sua bandiera la rossa foglia di acero. L'albero simbolo, in questa stagione ha le rigogliose fronde verdissime, mentre in autunno arrossisce 'incendiando' le foreste di un rosso inverosimile. La bianca prua di Jancris ha puntato sempre più a nord e noi abbiamo abbandonato i vestiti leggeri per indossare maglioni e cerate, che in navigazione rendono i movimenti goffi e impacciati. Poi siamo risaliti veleggiando nel vivace fiume San Lorenzo, sfidando le sue forti correnti e le maree che mediamente hanno un 'gioco' di oltre tre metri. Abbiamo navigato seguendo gli orari della corrente piuttosto che la direzione del vento. Il vento freddo e l'acqua gelida sono diventati i nostri compagni di viaggio, mentre le nebbie fitte da non vedere oltre la prua non ci fanno più paura poichè siamo diventati esperti nel leggere lo schermo LCD del nostro radar. Nicoletta e io abbiamo deciso di cambiare orizzonte e venire a visitare questi luoghi nel profondo nord attirati principalmente dalla fiabesca bellezza di un fiordo unico nel suo genere, il Saguenay. Pacifiche balene, banchi beluga e veloci foche abitano le acque di questo fiordo profondo mediamente duecentocinquanta metri e lungo quasi cento miglia, incassato tra montagne incontaminate e selvagge che da anni fanno parte di un ben organizzato e vastissimo parco naturale. Ad essere tutelate non sono soltanto le intricate foreste dove i pini si abbracciano con gli aceri, ma anche le acque blu del Saguenay e tutte le sue specie marine. TADOUSSAC L'operosa cittadina di Tadoussac è la tappa obbligata prima di lasciare il San Lorenzo ed entrare nel lungo fiordo. Un piccolo marina dotato di pochi e precari pontili galleggianti, offre una base d'appoggio impagabile per lasciare la barca ed andare a rimpinguare la cambusa in uno dei tre piccoli negozi di alimentari che distano meno di un chilometro. Jean Pierre, il direttore del marina, al vhf mi chiede oltre alla lunghezza di Jancris, anche il peso. Poi permette l'attracco 'long side' all'inizio del pontile e ci viene a prendere le cime d'ormeggio. Una volta completato l'ormeggio gli domando perchè mi ha chiesto il peso della barca. Lui, srtizzando gli occhi colore del ghiaccio, con un sorriso sornione, mi dice che in caso di raffiche di vento il pontile potrebbe staccarsi e andarsene alla deriva con le barche attraccate, se supera un certo peso. Non oso chiedergli quale sia la soglia massima di peso, e ricambio il suo sorriso. Passeggiando sulla collina che domina l'ampia baia bagnata dal San Lorenzo, numerosi negozi di souvenirs espongono oggetti in vetro, peluche, legno e pietra che rappresentano balene e beluga. Le insegne delle pensioni e persino dei pub, richiamano questi mammiferi così popolari in questa zona da attirare centiaia di turisti da tutto il Canada e dai vicini USA. A sancire la straordinaria presenza di questi animali, specialmente dei rari beluga che solitamente vivono lungo la banchisa polare, vicino al marina sono ormeggiati una decina di grossi gommoni adibiti al trasporto turisti per vedere da vicino queste creature miti. Inoltrandoci nella cittadina abbiamo la netta impressione che l'economia locale sia strettamente legata al richiamo turistico esercitato da questo particolare habitat che fin da tempi remoti ha concesso a balene, foche e beluga di vivere stanziali in questo piccolo specchio d'acqua salmastro che rispecchia certe caratteristiche dell'oceano artico e che ha permesso loro di continuare a vivere e riprodursi quì senza bisogno di migrare. Consapevoli del delicato equilibrio tra turismo e natura, gli abitanti e le autorità locali hanno stilato regole ferree per preservare l'ecosistema sia marino che terrestre e all'ufficio informazioni turistiche, che si trova nel pieno centro del piccolo paese, il pesonale addetto esaurisce ogni curiosità del visitatore.Tadoussac assomiglia all'ultimo avamposto prima delle fantastiche terre raccontate nei libri di Jack London, e la grande natura che ci circonda sembra confermare le aspettative e rapisce i nostri sguardi con la sua selvaggia bellezza. ILE SAINT LOUIS L'acqua del San Lorenzo con giganteschi gorghi e bianche onde di corrente si mischia all'enorme massa d'acqua che come un fiume in piena esce dal fiordo creando una corrente di oltre sette nodi. Per abbandonare il marina di Tadoussac ed inoltrarci nel Saguenay abbiamo la fortuna di avere la corrente favorevole ad un'ora decente, le undici del mattino.Dopo oltre un mese di navigazione nel San Lorenzo, abbiamo ormai imparato a seguire gli orari ferrei delle maree così non ci pensiamo nemmeno ad anticipare la partenza e combattere una guerra persa contro la corrente. Mentre molliamo gli ormeggi dal cielo di piombo cadono grosse gocce freddissime di pioggia che pungono sulla pelle del viso e delle mani nude. Fortunatamente all'orizzonte un incoraggiante squarcio blu intenso lascia presagire che la giornata ci regalerà anche qualche ora di sole. Alti dirupi di liscio granito rosa reso lucido dalla pioggia, si tuffano verticali negli abissi blu del Saguenay invitandoci ad entrare e esguire quella liquida strada magica che s'inoltra nella foresta fino a sparire nello scuro orizzonte. A prua i gorghi svaniscono e così anche le ondine ripide e bianche create dalla corrente. Rapiti dal paesaggio che ci scorre ai lati proseguiamo navigando stretti tra le ripide pareti e le vedi foreste. Il fiordo dopo la prima curva ci inghiotte e l'ampio San Lorenzo scompare a poppa. Bianche nuvole si alzano dai boschi come se la natura intorno a noi volesse mostrarci la sua bellezza senza veli. Un ambiente dolomitico d'alta quota si svela mozzandoci il fiato. L'acqua blu sembra più densa e più immobile di prima e mentre la osserviamo una schiena bianca immacolata emerge con uno sbuffo a pochi matri da Jancris e subito dopo sparisce. Noi ci guardiamo increduli e poi corriamo a prua per vedere meglio. Eccola ancora, e non è la sola, ce ne sono almeno altre quattro. Un gruppo di beluga senza fretta nuota verso l'interno e noi mettiamo il motore in folle per non superarli e osservarli meglio. Dopo quindici miglia arriviamo al nostro ancoraggio davanti alla piccola e deserta isola di Saint Louis. Un blocco di roccia rosa ricoperto di pini e muschi. Caliamo l'àncora su una decina di metri di fondo, spegnamo il motore e veniamo inghiottiti dal silenzio vivo della foresta che circonda il piccolo ridosso. La barca è immobile e si specchia sull'acqua come le montagne che ci fanno da cornice. Senza attendere caliamo il tender e andiamo a esplorare l'isolotto emozionati come fossimo i primi uomini a mettervi piede. ANSE SAINT-JEAN A meno di una decina di miglia dall'isolotto di Saint Louis si trova l'ariosa Anse Saint Jean che offre la possbilità di andare in un piccolo marina se l'imbarcazione è inferiore ai quattordici metri, oppure, come nel nostro caso, dare fondo davanti alla lunga spiaggia che separa dall'acqua i pini. Un pittoresco villaggio punteggia i verdi fianchi delle colline e le dolci vallate che degradano verso il fiordo. Le piccole ma ben tenute abitazioni sono in legno colorato e hanno uno stile da baita piacevole a vedersi. Sono circondate da giardini impeccabili arricchiti da fiori sgargianti. A queste latitudini il buio arriva con calma dopo le nove di sera, dandoci la possibilità di vivere giornate lunghissime. In pozzetto, riaparati dall'impagabile capottina rigida e dal bimini attrezzato con ampie finestre laterali, ci godiamo il panorama nell'ora magica che separa il giorno dalla notte. A quest'ora il bosco cambia suoni, gli animali predatori notturni si preparano alla caccia, mentre quelli diurni cercano rifugio nelle loro tane. In cielo stormi di corvi volano bassi mentre altissime le aquile galleggiano sull'aria senza un battito d'ali in cerca dell'ultimo pasto. D'un tratto un'incerspatura sull'acqua vitrea attira la nostra attenzione. E' la testa lucida e tondeggiante di una foca che respira e si guarda intorno prima di sparire nuovamente. Le luci ambrate di Jancris bucano il nero della notte che inghiotte ogni cosa intorno e noi ci sentiamo protetti e sicuri al ripardo nel suo caldo e confortevole ventre. BAIA ETERNITE' Grazie ad un gentile vento di sud-est copriamo le otto miglia che ci separano dall'imperdibile baia Eternitè. Spettacolari falsie gigantesche si tuffano verticali nel blu cobalto del Saguenay. Come gigantesche torri inespugnabili segnalano l'ingresso alla profonda baia dove andiamo ad ormeggiare. Quì le profondità sono elevatissime fino a pochi metri da riva, quindi sono stati attrezzati dei robusti corpi morti dove ci si può attaccare. Un corpo morto costa quindici dollari e non c'è personale che li controlla. A terra c'è una cassetta delle lettere e di lato vi sono le buste dove si scrive il nome della barca e all'interno di mettono i soldi, poi si imbuca la busta chiusa ed è fatto. Adiacente allo spiazzo dove si imbucano i soldi partono alcuni percorsi di trekking e passeggiate che portano a visitare l'interno della foresta. Ogniuno di questi percorsi è dotato di un cartello che riporta la lunghezza ed il grado di difficoltà. Noi sceliamo di percorrere quello che porta a vedere la grande statua della Madonna del Saguenay, un ex voto di un cacciatore di pellicce che in inverno, cadendo nelle acque ghiacciate del fiordo, si è salvato miracolosamente. Un sentiero ben segnato e preparato s'inoltra nella fitta foresta rendendo la camminata piacevole e poco pericolosa. Sfiliamo vicini a numerose piccole cascate e a cristallini rivoli d'acqua che a volte si trasformano in stagni grazie al lavoro instancabile dei castori che abitano quest'area. Scoiattoli curiosi e timidi saltellano tra gli alberi osservandoci passare a debita distanza. Fruscii e rumori a volte richiamano la nostra attenzione verso animali sfuggenti e ben mimetizzati con il sottobosco. Dopo tre chilometri arriviamo alla meta e davanti si apre il Saguenay in tutta la sua imponente bellezza. Su un enorme masso granitico levigato dal ghiaccio si erge una bianca statua della Madonna e noi ci concediamo un meritato riposo prima di tornare indietro. I corpi morti sono a pochi metri da riva e la sera, a causa dell'assenza di vento, siamo invasi da affamate zanzare che ci costringono a rifugiarci all'interno di Jancris e non godere dell'insuperabile vista della baia al tramonto. LA BAIE Dove il Saguenay si dirama, navigando verso sud-ovest si giunge al termine del fiordo sulla baia che ha l'originale nome di Ha! Ha! Quì sorge una cittadina anonima, molto trafficata e industrializzata che si chiama La Baie. Il marina Ville de la Baie possiede un lungo e instabile pontile galleggiante che porta ad alcuni pontili dov'è possibile attraccare. La gente è molto cordiale e subito il commodoro ci consegna le chiavi della sua auto per andare a rifornirci di cibo fresco e bevande ad un centro commerchiale che dista una decina di chilometri. Come sempre la curiosità mista all'ammirazione nel vedere a poppa di una barca a vela sventolare una bandiera di un Paese lontano porta ad essere sempre al centro di attenzioni e cortesie alle quali ormai Nicoletta e io ci siamo abituati. Navigare lontano, su rotte a volte rotte poco battute inseguendo un sogno romantico ci ha fatto stupire della gentilezza e della cordialità della gente, in tutto il mondo. Però, in Canada, quello lontano, in mezzo alle foreste e alla natura, abbiamo incontrato gente dura, schietta e che se fa una cosa la fa spontaneamente, senza secondi fini. La vita dura forgia caratteri altrettanto duri, che rivelano anche delicatezze di pensiero e di gesti che nelle grandi città si sono spenti. Il fiordo di Saguenay è stato un'esperienza velica affascinante, abbiamo visto una natura esuberante che esplode durante le poche settimane estive per poi andare in letargo durante i lunghi mesi invernali quando metri di ghiaccio paralizzano le acque e la neve isola le città minori. Quì la natura è soggiogata dal generale inverno e gli uomini sono ancora una piccola schiera che non riesce ad intaccare il ciclo che fin dalla notte dei tempi si sussegue. Attirati dalle bellezze leggendarie di questo angolo di mondo andiamo via soddisfatti da ciò che abbiamo visto, e arricchiti dalle persone che abbiamo conosciuto. Il Saguenay meritava tanti sacrifici e tante miglia e adesso che la stagione buona inizia ad accorciarsi lasciamo questi luoghi con rimpianto. Ci consoliamo pensando che navigando a ritroso del fiordo avremo la fortuna di rivedere le meraviglie che custodisce a che ci hanno stregato. Alfredo Giacon

Per informazioni: jancrisjancris@hotmail.com